Discovering Syria

Fuori è soleggiato, ci saranno all’incirca dodici- quindici gradi, le macchine in continuo movimento, clacson ogni dieci secondi. Dalla finestra dell’hotel dove soggiorniamo si vede il monte Qasun.

Damasco è diversa da come me la immaginavo, tranne che per gli edifici a mattoncini bianchi e gli alberi d’arancio per le strade.

L’aria frizzantina di inizio primavera e il sole su Damasco, rendono la visita ancora più piacevole. Raggi di luce, filtrano dalle tettoie del nuovo mercato coperto, il cui soffitto è adornato da migliaia di bandierine. E’ stranamente tranquillo per essere un Bazaar, nessuno cerca di venderti niente, la gente passeggia, fa la fila (un pò scomposta) difronte ad alcuni chioschetti; c’è chi fa una sosta all’interno del Caravanserraglio, edificio una volta adibito al riposo per i mercanti che percorrevano la via della seta, ora trasformato in un curioso ed intimo caffè. 

Donne e uomini camminano destreggiandosi tra i vari venditori ambulanti, attività alquanto stancante secondo Nour, la nostra guida, che propone una ricarica a base di fagioli e bevanda ricavata dall’acqua di bollitura dei legumi con aggiunta di succo di limone e spezie. Snack molto comune e apprezzato tra i Siriani che affollano il chiosco, un pò meno da noi.

Tra le cose che mi colpiscono di più ci sono le gigantografie del presidente Basar Ul Hassad, tappezzate in giro per tutta la città (e tutto il paese), la calma serafica dei suoi abitanti e al contempo l’audacia nell’attraversare le strade e schivare le auto.

Ma ancor sono ammaliata dalla resilienza di un popolo martoriato da undici anni di guerra e che tutt’oggi, per il 90%, fatica a portarsi a casa un pezzo di pane.

Siria, Marzo 2023